La situazione peggiore in Ucraina, dove le vittime sono già 122, di cui 21 solo nell’ultimo giorno. Di questi 78 erano senzatetto, impossibilitati quindi a proteggersi dall’ondata di gelo siberiano. Dodici fra le vittime sono decedute dopo il ricovero in ospedale e altre 32 nelle abitazioni non riscaldate a causa dell’estrema povertà. Quest’anno l’Ucraina paga un conto durissimo al gelo, che di solito si mantiene su -15, ma che quest’anno è arrivato a -33.
Per far fronte all’emergenza, il governo ha fatto allestire 3.170 tende, dove circa 64.600 persone hanno potuto mangiare un pasto caldo al riparo dal freddo polare che sta colpendo il Paese.
Sempre secondo il ministero delle Emergenze ucraino, inoltre, tra il 27 gennaio e oggi sono 2.036 le persone che hanno avuto bisogno di assistenza medica per ipotermia o principi di congelamento e 1.591 quelle che sono state ricoverate in ospedale.
In Serbia invece dalle 7.30 di sabato parecchi volontari si sono presentati davanti alla sede del Municipio da dove, a gruppi e muniti di pale e picconi per rompere il ghiaccio, si sono diretti in vari punti della città. I volontari, per la giornata di lavoro sulle strade, otterranno un compenso in denaro di 1.600 dinari, pari a circa 16 euro (in Serbia il salario medio mensile non supera i 40 mila dinari, intorno ai 400 euro). Sono migliaia le persone isolate in decine di villaggi tagliati fuori da ogni collegamento stradale a causa della neve alta, e in 27 località è stato decretato lo stato di emergenza. Si impiegano gli elicotteri per far arrivare i rifornimenti dei generi di prima necessità e per mettere in salvo le persone più bisognose, vecchi, malati, bambini. Ieri il ministro dell’istruzione, per l’emergenza legata al gelo e alla neve e alla difficoltà degli spostamenti, ha disposto la chiusura delle scuole per tutta la prossima settimana. Le vittime del freddo sono state finora otto, in prevalenza sentatetto costretti a restare all’aperto anche la notte.
Altri sei morti in Bosnia, cinque a Sarajevo e uno a Mostar. Lungo la strada fra Sarajevo e Foca, in una zona montuosa, una slavina ha bloccato un autobus di linea e numerose auto. Un centinaio di persone hanno trascorso la notte nei loro mezzi, e da stamane sono in corso le operazioni di soccorso, molto difficili a causa della neve e delle basse temperature, che raggiungono i -20 gradi. A causa delle avverse condizioni meteo, venerdì i presidenti serbo e croato, Boris Tadic e Ivo Josipovic, hanno ritardato la loro partenza da Jahorina (località sciistica a 25 km da Sarajevo dove ieri hanno preso parte a un vertice trilaterale con la dirigenza bosniaca). I due presidenti sono rimasti in hotel, rimandando a sabato (oggi per chi legge) il loro ritorno a Belgrado e Zagabria.
Luigi Asero